Come riconoscere un disturbo alimentare non è sempre facile. Il riconoscimento dei primi segnali potrebbe essere difficile per molti motivi:
- Non sempre è facile capire se è la manifestazione di un disagio psicologico, o semplicemente una scelta alimentare per aderire a un modello culturale, dove la magrezza, il mangiare sano, l’idea fissa del fitness sono incoraggiati.
- Chi manifesta un disagio alimentare, solitamente ha la tendenza a mostrarsi perfetto in tutti gli aspetti della propria vita.
- Inoltre, non sempre riconosce o ammette che ha un problema.
- I sentimenti di vergogna, la paura del giudizio il senso di colpa il più delle volte possono rendere difficile parlare del proprio disagio.
Tutto questo porta a far si che quando un genitore prende consapevolezza del problema, ormai la magrezza, il rifiuto del cibo o le abbuffate hanno raggiunto una determinata evidenza che non è più possibile nasconderli. Per approfondire questo argomento suggerisco di vedere il seguente video: Parole che “curano” parole che “feriscono”
L’anoressia mentale non consiste semplicemente in una dieta eccessiva e che è sufficiente riprendere a mangiare è tutto è finito. Sicuramente recuperare il peso è un aspetto importante, per non dire vitale, ma non significa aver superato il disagio. Il rapporto disfunzionale con il cibo è solo un modo per gestire un dolore profondo.
Il cibo è solo un modo per far fronte a problematiche di altra natura. Solo per essere più chiaro: restringere l’alimentazione, per esempio, può ridare nuovamente quella sensazione di “controllo” che la persona sente di aver perso in altri contesti. Allo stesso modo, il mangiare eccessivamente può essere un modo per calmare momentaneamente emozioni come la tristezza, la solitudine o la rabbia.
Dall’altra parte rimanere neutrali di fronte a una figlia o un figlio che manifesta un disagio di questo non è sempre è facile. Spesso i genitori preoccupati, impauriti, spaventati da un disagio, che colpisce il corpo, giorno dopo giorno, e condurlo alla morte si comportano come dei controllori. Infatti, molti pazienti riferiscono ai terapeuti che la comunicazione con i genitori si limita a: “Hai mangiato, non hai mangiato”. Altra cosa importante è che usare l’autorevolezza, per provocare un cambiamento, oppure criticare, giudicare, non solo mantengono il problema, ma il più delle volte possono anche peggiorarlo.
Che fare davanti a un sospetto disturbo dell’alimentazione? È importante saper osservare, ma senza indagare. Altra cosa importante è il saper ascoltare, ma non interrogare. Lo scopo è quello di agganciare l’adolescente, riuscire ad aprire un dialogo, essere empatici, per motivare una ragazza o ragazzo al trattamento. In altre parole, devono sentire che siamo dalla loro parte, devono sentirci vicini.
Gentile visitatrice/visitatore, se desidera avere maggiori informazioni su come riconoscere un disturbo alimentare, o chiedere un supporto, può chiamare al 347.0716419, o cliccare su contatti. Ricevo a Ciampino, via Alessandro Guidoni, Roma, zona Castro Pretorio.