Dipendenza e psicoterapia. La psicoterapia può aiutare le persone che hanno sviluppato una dipendenza a smantellare i meccanismi o il circolo vizioso che mantiene il problema.
Come già detto altrove, in questi ultimi anni accanto alle classiche dipendenze da sostanza si sono affiancate le nuove dipendenze, dove l’oggetto della dipendenza non è più la sostanza , ma un comportamento o un’attività lecita o socialmente accettata: gioco d’azzardo, dipendenza da internet, dipendenza alimentare, dipendenza da lavoro, shopping compulsivo e dipendenza affettiva.
Il primo passo è creare una forte alleanza terapeutica, in altri termini un rapporto di fiducia tra terapeuta e cliente, senza concentrarsi necessariamente sulla dipendenza, per evitare di aumentare le resistenze e rendere tutto molto più difficile.
Nella mia esperienza clinica, infatti, mi rendo conto che i suggerimenti sono accolti più facilmente quando si crea un clima di fiducia: quando riesco a sintonizzarmi con il “mondo” del cliente e parlare il suo linguaggio. Tentare di convincere qualcuno a smettere di fare qualcosa che piace facendo leva sul razionale oltre a non essere funzionale, aumenta la frustrazione e le ansie.
Nella terapia individuale l’obiettivo terapeutico è “imparare a gestire meglio la propria vita”, e ciò, indirettamente va a cambiare la percezione e la relazione con la sostanza.
Il terapeuta prima si allinea con la percezione dell’interlocutore, poi attraverso il dubbio che silenziosamente agisce come un tarlo, lascia che da solo, l’interessato, scorga lo scenario autodistruttivo riservato a chi conduce quello stile di vita. Con queste manovre, le resistenze non vengono direttamente contrastate, bensì vengono utilizzate come energia che spinge verso la modifica delle reazioni esistenti.
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