Non lavorano, non studiano, non hanno un futuro, sono i NEET, giovani sospesi o bloccati. NEET è un acronimo inglese di Not in Education, Employment or Training, nato alla fine degli anni ’80 nel Regno Unito, e fa riferimento a giovani con un’età compresa tra i 15 e i 34 anni, che non lavorano, non studiano e non sono coinvolti in percorsi di formazione.
Questi giovani, infatti, abbandonano precocemente il percorso di studi e faticano a identificarsi in un ruolo sociale e professionale. Sono accomunati, dall’incapacità di pensare al futuro, se non in termini pessimistici.
L’Italia tra i paesi dell’unione europea è la nazione dove c’è, subito dopo la Grecia, il più alto numero di NEET. Dietro questo acronimo, in realtà, si nascondono storie e situazioni molto diverse tra loro, che richiedono un’analisi approfondita per essere comprese d’avvero.
Bollare intere fasce della popolazione giovanile con l’acronimo NEET è estremamente riduttivo. In questo modo si rischia di semplificare una realtà complessa e di alimentare stereotipi, che non aiutano a creare soluzioni efficaci. È proprio da questa diversità che nasce l’esigenza di non adottare un’unica soluzione, ma è necessario utiizzare approcci diversi, che possano tenere in considerazione l’unicità di ciascun percorso di vita.
Spesso, infatti, si tende a stigmatizzare superficialmente i NEET come pigri e disinteressati, senza considerare le cause profonde che li hanno portano in questa condizione. C’è chi è disoccupato chi cerca attivamente lavoro, chi ha abbandonato ogni tentativo di inserimento e chi è completamente slegato dai circuiti formativi e produttivi.
Essere NEET non è quasi mai una scelta di vita, ma piuttosto, il risultato di una serie di fattori economici, sociali e personali, che portano i giovani verso una spirale di marginalizzazione e inattività.
I NEET non sono hikikomori
Altra cosa importante è che i NEET non vanno assolutamente confusi con gli hikikomori. I NEET continuano a frequentare coetanei e a instaurare anche relazioni soddisfacenti. Il loro blocco è preferibilmente riferibile alla società della prestazione, ipercompetitiva, nei confronti della quale si sentono poco attrezzati.
Riassumendo, possiamo dire che l’utilizzo sommario dell’etichetta NEET, non consente una lettura a trecentosessanta gradi di una realtà variegata ed estesa (European Commission, 2012) né permette di cogliere la dinamicità dei corsi di vita e delle traiettorie occupazionali dei soggetti coinvolti, molto diverse tra loro per genere e classe di età (Agnoli, 2015).
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