Fare diagnosi in adolescenza non è mai semplice, perchè si corrono sempre dei rischi. Proprio per questo la diagnosi, la valutazione, del funzionamento psichico degli adolescenti richiede accorgimenti differenti rispetto a quella degli adulti.
L’adolescenza, come più volte sottolineato, è una fase della vita molto instabile, attraversata da crisi e trasformazioni, dove niente è ben definito. L’adolescente deve affrontare diverse sfide a livello: biologico, sociale e affettivo.
Il giovane oltre a essere impegnato a rendersi progressivamente indipendente dal mondo degli adulti, deve fronteggiare i cambiamenti, che avvengono a livello corporeo, non sempre accettati. Quasi sempre l’adolescente ha la sensazione di non essere mai abbastanza bello e popolare. Si vede goffo, brutto e impresentabile.
Proprio perché l’adolescente è impegnato su più fronti, non sempre è in grado di elaborare questi cambiamenti. Il più delle volte queste trasformazioni sono accompagnate da ansie, preoccupazione e disagi. In breve, la crisi adolescenziale non dovrebbe mai essere considerata come il segnale di una futura psicopatologia.
Questa è la ragione per cui in questa fase della vita andrebbe evitato qualsiasi tipo di diagnosi. La diagnosi potrebbe influenzare in modo significativo un processo evolutivo, ancora in atto, interferire con la costruzione di un’identità in formazione.
I sintomi a cosa servono?
Per far fronte a tutti questi cambiamenti, sfide, il giovane mette in atto una serie di comportamenti, non sempre funzionali. Infatti, i sintomi, che molto spesso compaiono in questa particolare età, rappresentano un modo per gestire la delicatezza, la complessità tipiche dell’età evolutiva. Questi comportamenti insensati, rappresentano una sorta di automedicazione. Un modo per mitigare un dolore mentale non sempre facile da gestire.
Le grandi trasformazioni adolescenziali rappresentano una sorta di terremoto emotivo e relazionale. La gioia lo stupore e l’orgoglio per il raggiungimento di nuove acquisizioni e lo sviluppo di nuove competenze, convivono con la nostalgia, angosce, preoccupazioni e delusioni.
Quanto è importante l’ascolto?
Per agganciare clinicamente un adolescente è importante ascoltarlo attentamente. Bisogna essere empatici, allearsi con il sintomo. E’ importante comprendere le motivazioni, che lo portano ad assumere determinati comportamenti, spesso anche rischiosi e senza senso.
L’adolescente, spesso non riesce a dare voce ai suoi conflitti evolutivi. Quindi il lavoro del clinico non è tanto quello di fare diagnosi, ma di aiutare il giovane a tradurre i comportamenti in parole. È fondamentale trasformare in pensieri e parole ciò che l’adolescente fa fatica a mentalizzare. In questo lavoro è di fondamentale importanza coinvolgere anche i genitori.
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