Sindrome Generale di Adattamento

Ott 26, 2016

Sindrome Generale di Adattamento

Che cos’è la “Sindrome Generale di Adattamento” (SGA)? Hans Selye (1936) definì lo stress come una reazione non specifica dell’organismo a ogni richiesta effettuata su di esso.

Quando un soggetto è sottoposto per un periodo di tempo abbastanza prolungato a svariati tipi di stress: stimoli fisici (fatica), mentali (impegno lavorativo), sociali o ambientali (obblighi o richieste dell’ambiente sociale), attiva la cosiddetta risposta denominata “SGA”.

La Sindrome Generale di Adattamento si articola in tre fasi: fase di allarme, resistenza ed esaurimento, che si succedono nell’organismo durante ogni reazione da stress.

La S.G.A. è quindi un meccanismo protettivo che permette a qualsiasi persona di superare le molteplici difficoltà che incontra giornalmente per poi ristabilire, nel più breve tempo possibile, il normale equilibrio operativo (omeostasi).

La S.G.A. può essere di breve durata, quando ci troviamo di fronte ad un pericolo improvviso, e poi appena scampato il pericolo ci si rilassa o, di durata prolungata, con una fase di resistenza che può durare da molti minuti a giorni, settimane, anni e, per qualcuno, tutta la vita.

La risposta allo stress è una reazione normale adattativa finalizzata a migliorare le capacità di sopravvivenza dell’individuo di fronte ai vari stressor e, che coinvolge il sistema nervoso, il sistema endocrino e il sistema immunitario.

La fase di allarme si ha quando l’organismo viene esposto improvvisamente a nuovi stimoli, ed è caratterizzata da attivazioni neurovegetative di tipo adrenergico, in cui la secrezione delle principali catecolamine, adrenalina e noradrenalina, permette una rapida reazione del Sistema Nervoso Autonomo.

Infatti la conduzione nervosa facilitata da queste due catecolamine, accelera la risposta dell’organismo all’ambiente. Adrenalina e noradrenalina vengono immessi velocemente nel flusso sanguigno, e ciò spiega l’immediata risposta del nostro organismo ad uno stimolo stressorio.

Queste due sostanza entrano in azione rapidamente e rapidamente vengono metabolizzate o riassorbite; per tale motivo, si preferisce utilizzare i loro metaboliti urinari come indici di risposta allo stress. La fase di allarme ha caratteristiche di maggiore immediatezza, ma anche di maggiore labilità nel senso che le catecolamine vengono rapidamente metabolizzate.

La resistenza è la fase successiva, e ha invece un andamento di maggiore durata. La fase di resistenza è correlata alla durata dello stato di stress, ed è soprattutto uno stress prolungato, che richiede la messa in atto di questa fase, quando l’organismo cerca di adattarsi alle circostanze determinate dallo stress.

Questo adattamento e la relativa resistenza hanno dei limiti ben definiti, poiché un organismo non può tollerare ininterrottamente uno stressor. Durante questa fase vi è la produzione di cortisolo che ha, come conseguenza, la soppressione delle difese immunitarie.

L’indebolimento delle funzioni immunitarie non sono preoccupanti se durano per brevi periodi, ma diventano un serio problema in caso di stress prolungato, infatti, se questa situazione perdura siamo più esposti a contrarre qualsiasi malattia dal semplice raffreddore a patologie più serie.

L’ipnosi, il training autogeno si rivelano strumenti molto utili per far fronte a quelle situazioni che ci appaiono senza via di uscita, infatti, se gli stimoli stressor non cessano, segue la terza fase: l’esaurimento, nella quale si verifica il crollo delle difese, e l’incapacità ad adattarsi ulteriormente agli stressor.

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