La sindrome del “nido vuoto” si riferisce ai sentimenti di tristezza e di dolore che sperimentano i genitori dal momento che i figli progressivamente si staccano da loro. I primi segnali di questa fase si hanno quando i figli diventano adolescenti e hanno sempre maggiori impegni e interessi all’esterno, fino a la sciare la casa genitoriale.
Quando i genitori tornano a vivere da soli, il clima relazionale e psicoaffettivo viene modificato. Le tante abitudini e rituali che per anni, con la presenza dei figli avevano caratterizzato la vita dei due, sono modificate e il matrimonio può entrare in crisi.
In questa fase del ciclo di vita della famiglia, nella coppia genitoriale possono riemergere vecchi conflitti, che i figli avevano oscurato o, manifestare una serie di comportamenti disfunzionali.
Infatti, nella fase post-genitoriale non solo si ha un marcato aumento di separazioni e divorzi, ma possono svilupparsi una serie di disagi psicologici che possono colpire sia i genitori che i figli. Tra questi, uno dei sintomi più frequenti è l’ansia, che ha lo scopo di riportare le lancette dell’orologio indietro, fermare il tempo.
Il più delle volte a vivere con maggiore difficoltà questa fase sono le donne. Questo avviene soprattutto se non lavorano, e hanno investito tutto o quasi tutto sulla famiglia.
La coppia genitoriale, in questa fase, dovrebbe essere capace di sostituire al ruolo genitoriale, dei ruoli diversi focalizzati sul rapporto di coppia.
I molti vuoti lasciati dai figli, possono essere riempiti se i due reinvestono nella loro relazione, facendo cose desiderate, che avevano trascurato per dedicarsi ai figli.
Come superare la sindrome del nido vuoto?
Per concludere, i coniugi dovrebbero essere in grado di ridare spazio al rapporto di coppia per raggiungere una migliore qualità di interazione reciproca e maggiore intimità. Qualora questo risultasse difficile, può essere utile intraprendere una psicoterapia di coppia o una psicoterapia individuale.
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