La realizzazione di Sé
Ogni cosa conduce a un’altra cosa che conduce a un’altra cosa…. Se ti concentri sul fare la più piccola cosa e poi la successiva e così via, avrai fatto grandi cose avendo fatto solo piccole cose (Jon Weakland).
La realizzazione di Sé è diventato uno dei bisogni fondamentali della moderna società. Chi inizia un percorso di psicoterapia esprime quasi sempre il desiderio di poter cambiare e raggiungere lo stato ideale desiderato. Che sia il bisogno di realizzarsi lavorativamente e socialmente, la pressione di fare un figlio, le aspettative di appagamento relazionale, la richiesta di avvicinarsi a come si vorrebbe essere e come invece si è.
Questo modo di percepirsi o di interpretare e dare significato alle richieste della società si manifesta mediante l’espressione di sintomi ansiosi, fobici, relazioni di dipendenza con difficoltà di svincolo.
Tutti siamo individui, perché siamo unici, diversi da tutti gli altri e vogliamo essere riconosciuti in questa specificità. Identificare e rispondere agli attributi unici di ogni persona è molto impegnativo, questo spiega il notevole sforzo che la terapia comporta.
L’idea che dobbiamo correggere è sicuramente quella di pensare che la natura è perfetta e che noi dobbiamo diventare sempre più perfetti, ma poi c’è sempre qualcosa che ci impedisce di raggiungere questo obiettivo. La natura è piena di imperfezioni, di errori, ma questo non è un problema, ma un’opportunità.
Le persone, spesso possono incontrare molte difficoltà nel realizzare le proprie aspirazioni, a coltivare i propri talenti, tirar fuori la propria creatività. Bertrand Russell notava: “Una volta che una persona crede o sente che qualcosa sia vero, indipendentemente dal fatto che lo sia oppure no, agirà come se lo fosse, perfetta descrizione di quella che è stata definita profezia che si autoavvera.
Questa difficoltà è dovuta al fatto che siamo angosciati, schiacciati da un mondo che continuamente ci fa un sacco di nuove richieste. Aspettative utopistiche nei confronti della vita. Infatti, l’ordierna società ci chiede di presentare costantemente il nostro profilo migliore, attraverso anche la pressione dei social.
Tra le tante competenze dello psicoterapeuta vi è anche quella di aiutare le persone ad avere una maggiore fiducia nelle proprie capacità, nelle proprie risorse.
Le nostre convinzioni possono ispirarci e motivare a fare ed essere il nostro migliore sè o, al contrario portarci a vivere un’esistenza dolorosamente limitata o addirittura autodistruttiva.
Chi lamenta dei problemi cronici, in realtà sta solo cercando di liberarsene da lungo tempo e nel modo sbagliato. La difficoltà originaria viene affrontata con delle soluzioni disfunzionali che rafforzaano la difficoltà originaria.
Rimanere fedeli a queste tentate soluzioni sembra l’unica cosa ragionevole da fare. Aiutare a superaare queste difficoltà, in modo che i consueti sforzi possano essere indirizzati diversamente.
In breve, la terapia strategica parte dall’assunto che l’interazione tra un problema e le sue tentate soluzioni costituisce un ciclo che si autoalimenta. I problemi vengono mantenuti dalle tentate soluzioni inefficaci messe in atto per risolveli.
L’ntervento psicologico
Preoccupazioni, inquietudini, angoscie, apprensione sono stati d’animo ben noti a tutti. Questo è stato il prezzo da pagare per essere gli unici animali del pianeta dotati della capacità di guardare se stessi e pensare a come le cose dovrebbero essere. In condizioni normali questa capacità può portare a notevoli progressi, ma in condizioni particolari l’abilità di volere, desiderare, pianificare e sentire diventa un martirio. Ciò che porta le persone in terapia è un senso di insoddisfazione, di inadeguatezza.
L’intervento psicologico deve quindi correggere idee troppo utopistiche e mettere fine alle tentate soluzioni, cioè a quei comportamenti, che più che risolvere il problema lo mantengono o addirittura lo aggravano. Quindi, agendo in questo modo consentire al sistema di risanarsi da solo.
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