L’omosessualità non è una malattia. L’omosessualità come l’eterosessualità, la bisessualità è un orientamento sessuale e non va considerata assolutamente una malattia da curare.
Fino a non molti decenni fa essere omosessuali significava essere giudicati come malati mentali. Ma ancora oggi sono tanti ancora a considerala come una malattia.
Come psicologo-psicoterapeuta dedicare uno spazio all’omosessualità è doveroso, perché ancora non è stato sradicato del tutto questo luogo comune.
L’American Psychological Association definisce l’omosessualità come una variante naturale e positiva della sessualità umana. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce l’omosessualità una “variante naturale del comportamento umano”.
La psicoterapia può essere utile per le persone omosessuali, perché fornisce informazioni scientificamente fondate che possono essere d’aiuto. Riuscire ad accettarsi significa vivere la propria omosessualità senza frustrazioni e sensi di colpa.
A una madre che chiedeva di riportare il figlio alla “normalità, Freud rispondeva, che doveva lasciare perdere l’obiettivo di un cambiamento di preferenza sessuale. Per il padre della psicoanalisi, quello che era importante era un supporto psicologico, che avrebbe permesso al figlio di affrontare gli aspetti esistenziali più angoscianti, in altri termini, liberare la mente da dubbi e incertezze difficili da portar sopportare.
Un figlio omosessuale spesso può essere motivo di preoccupazione per i genitori. Essere rassicurati sul fatto che l’omosessualità non è una patologia rappresenta un primo passo verso il benessere del figlio e dell’intero funzionamento famigliare.
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